Sport Quotidiano, 18 Marzo 2016
Si è svolta mercoledì 16 marzo al ristorante “Il Querini” la tradizionale conviviale del Panathlon Club di Vicenza presieduto da Luigi Battistolli. A fare gli onori di casa, con il presidente, Marco Meletti che ha condotto una piacevole serata per gli oltre 60 partecipanti.Gli ospiti dell’incontro sono stati i maestri di karate Pietro Zaupa e Giuseppe Luigi Bertoncello che con i loro atleti Daniel e Milos Trifunovic hanno fatto una dimostrazione pratica di Katà, cioè tecniche di combattimento contro avversari immaginari, e kumitè, allenamento contro un avversario.I due maestri all’inizio della serata hanno consegnato la cintura nera al l’emozionatissimo vicepresidente Emiliano Barban, cintura che avrebbe voluto conquistare da giovane, ma le esigenze economiche di mantenere la famiglia non gli hanno permesso di impegnarsi per questo traguardo.Quindi hanno spiegato come lo sport del karate sia una disciplina completa perché allena l’intero corpo: infatti nel combattimento tutti gli arti sono coinvolti. In particolare gli arti inferiori per colpire lontano, quelli superiori per le distanze vicine mentre il corpo a corpo per le proiezioni. Pietro Zaupa è stato anche per 15 anni allenatore della nazionale e tra i suoi allievi vanta il nome di Luca Valdesi, campione individuale e a squadre alle Olimpiadi del Messico nel 2004.Nelle due scuole della provincia, Ren Bu Kan e Sakura, ci sono oltre 300 allievi che vanno dai piccoli fino ai senior a dimostrazione del fatto che il karate non è uno sport solo per giovani, ma anche per gli adulti. Tra le future promesse vicentine spicca il nome di Riccardo Camarda.I maestri hanno inoltre raccontato come questa disciplina stia entrando progressivamente nelle scuole: in quelle superiori con il Metodo Globale di Autodifesa che quest’anno ha visto coinvolte il Liceo Pigafetta e l’istituto Rossi nel vicentino oltre a tutte le scuole del bassanese. Ma il progetto non si ferma alle superiori: molti istruttori insegnano alle elementari perchè anche la scuola si è accorta di quanto questa disciplina sia completa dal punto di vista fisico. Da sottolineare inoltre che il karate si sta avvicinando anche al mondo dei disabili perchè ragazzi non vedenti oparaplegici nel praticare la disciplina hanno un supporto nello sviluppo dell’attenzione e della gestione dello spazio.A conclusione della serata è stata consegnata da Luigi Battistolli la coppa fair play ai due maestri in quanto è stato valutato come sport “educativo” grazie anche al non contatto tra gli avversari ed alla sua completezza.Nel corso della conviviale sono stati presentati anche due possibili nuovi soci che hanno chiesto l’ammissione al Panathlon: Aureliana Bettinardi e monsignor Ezio Olivo Busato.A monsignor Busato, cappellano militare per 31 anni, abbiamo chiesto come è nata la voglia di entrare a far parte del club. “Sono stato invitato dal presidente e, in particolare; da Renato Legumi. Sono uno sportivo, ho praticato paracadutismo e oggi ii north walking. Si pensi che oggi ho percorso 17 chilometri. Abito dietro l’episcopio e tutte le mattine mi dirigo a piedi a Monte Berico e poi al Museo del Risorgimento e questa camminata mi serve sia dal punto di vista fisico che psichico. Nella vita ho svolto il servizio di cappellano militare prima ad Ascoli Piceno, poi a Modena, Padova e Verona. Successivamente sono stato a Roma come avvocato militare per la Sacra Rota. Oggi a Vicenza sono il presidente del Nastro Azzurro, il giudice del tribunale episcopale e ricopro l’incarico di priore del l’Ordine del santo sepolcro di Gerusalemme che si riunisce nell’abbazia di Sant’Agostino”.
Anche “Sport” tra i soci
Panathleta? E chi l’avrebbe mai detto che toccava a me! Si, quando ho ricevuto questo invito dal direttivo del Panathlon di Vicenza, con molto onore ho deciso di accettare la proposta di far parte di un club composto da sportivi e che tra le sue finalità ha il fair play ed il comportamento esemplare quando si assiste ad una competizione sportiva. Ma non si ferma a questo l’essere panathleta, punta ad una valorizzazione dell’attività sportiva, in quando valore culturale e di emancipazione dell’uomo. Insomma, mi sono detta, tutte finalita per le quali anche Sport, nel lontano 1989, fu ideato da mio padre, per promuovere lo sport, quello vero e sano, quello che non è schiavo del doping o della moviola, ma che grazie alla passione e al volontariato aiuta a crescere migliaia di bambini.Non nascondo che quando ho pronunciando il giuramento ho provato una certa emozione un po ‘per la platea che avevo di fronte, ma anche per l’impegno che andavo a professare verso lo sport che, sebbene non l’abbia mai praticato, é il comune denominatore della mia vita. Quella dell’altra sera è stata pertanto la mia prima conviviale da socia perché tutte le altre le ho vissute come giornalista, tuttavia credo che la cosa non cambi molto per me perché ritengo che la possibilità di partecipare alle serate del Panathlon sia un’occasione per SPORTquotidiano di conoscere nuove realtà e per conferire a queste una visibilità maggiore all’interno della nostra testata. Sport è nato per dare voce agli sport “minori”, quelli che non trovano spazio nei maggiori quotidiani, e proprio per questo la mia partecipazione come socia e giornalista al Panathlon penso sia azzeccata perché consente attraverso le pagine del nostro giornale di divulgare delle discipline poco conosciute di permettere che anch’esse abbiano lo stesso risalto che può avere una partita di calcio o di pallavolo.